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Pagina creata il 12 Marzo 2018
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Aggiornata Sabato 04-Feb-2023

 

 

IN CAMMINO # 1

 

Transizionare. Non ho mai preso in seria considerazione questa opportunità, l’ho sempre liquidata come una questione lontana, che non mi riguardava direttamente, ma da quando ho cominciato a pensarla come a qualcosa di possibile, è come se il cambiamento fosse già cominciato producendo effetti straordinari sia sull’emotività, sia sulla percezione del mio corpo. E’ possibile che la disforia abbia avuto su di me molto più peso di quanto sia stata disposta ad ammettere e se ciò fosse vero, avrei di che prendermela con me stessa, dovrei rivedere, al ribasso, la considerazione che ho delle mie qualità intellettuali.

 

IN CAMMINO # 2

 

E poi lo sguardo improvvisamente scruta l’orizzonte cercandovi il futuro. Dopo anni trascorsi a guardare le proprie scarpe, si ha un senso di smarrimento e vertigine, quasi non si è capaci di camminare senza barcollare. Un salto nel vuoto, allora, sorretti e sospinti dal vento. A piedi nudi, finalmente – finalmente timonieri.

Una seconda vita, un’altra possibilità.

 

IN CAMMINO # 3

Il Re è nudo (o la pelle "nuova" dell'Imperatore)

 

Non è una questione rivendicativa. E' solo una questione di comodità, di stare nell'abito giusto, sentirsi a proprio agio in quello che si indossa, che portiamo e ci porta in giro.

Fosse per me non cambierei nome, nemmeno sui documenti, poi, però, nel mondo devi starci e non è il caso di complicarsi la vita - è già tanto difficile così. Ci vuole buon senso, specie se si sta in fondo alla piramide sociale, in una cultura daltonica che vede ed esige una visione della realtà in bianco e nero.

Vallo a spiegare che non sei nudo, che ti veste la tua seconda pelle ed ha colori bellissimi, i tuoi colori, i colori che hai sempre desiderato, i soli che ti rappresentino davvero. Vallo a spiegare che l'orientamento affettivo e/o sessuale, i ruoli e persino l'identità di genere non c'entrano nulla. Che hai fatto una lunga strada perdendo ad ogni passo un pezzo di quelle costruzioni culturali, quei condizionamenti senza i quali è faticoso, talvolta impossibile, definire, comprendere, accettare o respingere la nudità - l'essere totalmente, pienamente, onestamente se stessi, forse per la prima volta in armonia e comunicazione con il corpo. Vallo a spiegare che sostanzialmente è il medesimo, che tutto è cambiato ma nulla lo è, che la pelle, in realtà, non è nuova, né diversa, né altro, ha smesso semplicemente le sue catene, le sue costrizioni, che la tua pelle è la tua armatura, l'abito delle cerimonie, la tuta da lavoro, il pigiama e persino la maschera con cui finalmente vivrai i Carnevali che ti restano, senza timidezza, paura o vergogna.

Non so se con queste motivazioni sia possibile transizionare, ricevere il riconoscimento ufficiale di malato mentale da medicalizzare per portarlo se non alla guarigione, almeno alla normatività sociale. Forse dovrei limitarmi a raccontare l'infanzia, il nulla davanti allo specchio, l'enorme trauma vissuto quando il corpo ha preso una strada diversa lasciandomi indietro, o quando l'ho sorpassato abbandonandolo alle mie spalle avvolto in una nuvola di polvere. Dovrei raccontare i mille inganni, i compromessi sino quasi all'annullamento e la scoperta, tardiva, di poter fare qualcosa di buono per me mettendo le cose a posto, regalandomi qualche anno di pace, forse addirittura gioia.

Non so. In verità non so nulla tranne che vorrei potermene stare nudo in riva al mare.

 

IN CAMMINO # 4

 

51 anni. Ho attraversato la vita da irriducibile outsider. Borderline: una vera funambola. Ho fatto dell’abilità di rimanere in equilibrio, dell’istinto di sopravvivenza, i miei punti di forza, ma la mia forza è stata anche una grande debolezza perché ho impiegato tutte o gran parte delle mie energie per non cadere e alla fine, oggi lo so, questo non mi ha permesso di affrancarmi dai miei limiti, spiccare il volo. Avrei dovuto temere la corda (in quanto stato di prigionia), non l’aria, il vuoto.

 

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