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Pagina creata nel Giugno 2014
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Aggiornata Mercoledì 14-Mar-2018

 

PLANETARIO

 

Qualche anno fa sono stata all'Osservatorio astronomico di Saint-Barthélemy e al planetario di Lignan, nel comune di Nus, in provincia di Aosta. Il primo è situato a 1675 metri di quota, il secondo a 1630. Le due strutture sono gestite da qualche decina di studiosi e addetti che accompagnano i visitatori nella scoperta e nella comprensione del cosmo anche attraverso le osservazioni notturne, i corsi, le conferenze e l'organizzazione di eventi scientifici. Il planetario naturalmente completa l'esperienza dei neofiti - per gli altri è poco più di un'attrazione da Luna Park.

Saint-Barthélemy e Lignan vivono grazie all'escursionismo e alle attività legate all'osservatorio. Trovare da dormire e mangiare è impossibile senza prenotare con largo anticipo. Si deve proprio avere l'intenzione di andarci e occorre anche essere ben organizzati perché lassù fa un freddo cane, persino d'Agosto. Le stelle sono così vicine che pare quasi di poterle toccare.

Cosa voglio dire? Che un planetario a Lucca, fine a se stesso o con ambizioni fuori luogo e fuor di misura, non ha alcun senso. Sarebbe (ed è) come costruire una pista da sci a Viareggio. Attirerebbe qualche curioso, ma utilità e durabilità del Businnes, del Brand turistico/accademico - passata la novità -, sarebbero pari a zero. Una colata di cemento con costi di gestione e mantenimento aggiuntivi esorbitanti che non avrebbero (non hanno) alcuna logica, né giustificazione.

Dal 2005, anno della prima secchiata di calcestruzzo, la polemica di tanto in tanto si riaccende.

All'epoca ci dissero che il planetario sarebbe stato un laboratorio di osservazione astronomica (la distinzione tra "osservatorio" e "osservazione" è un'acrobazia linguistica mediocre ma efficace, utile a nascondere il fatto che a 19 metri sul livello del mare, in un'area densamente abitata, il cosmo si può osservare, sì, ma solo facendo uso di LSD). Ci dissero anche che il complesso avrebbe avuto una sala proiezioni (per l'osservazione, appunto) ed una per i congressi. Possibile che a Lucca tutti gli edifici vuoti, in costruzione, abbandonati o in restauro, nelle altisonanti dichiarazioni dei politici e degli amministratori di turno debbano essere destinati all'uso esclusivo di piccole élite conferenziere? Possibile che i nostri stipendiati non riescano mai ad avere un'idea che serva alla città, un'idea, una realizzazione, della quale i cittadini, senza distinzioni, possano godere nel tempo sentendosi finalmente padroni a casa propria e non ospiti di qualcuno, beneficiari di chissà quale concessione, privilegio, peraltro estemporaneo, destinato ad esaurirsi con la fine degli interessi autopromozionali ad esso legati?

Ci dissero (e qualcuno lo sostiene ancora) che il planetario avrebbe attratto persino il turismo. Scolaresche a frotte e orde di villeggianti. Affermazioni incommentabili, frutto anch'esse dell'abuso di sostanze stupefacenti.

Per quale motivo, allora, si volle ad ogni costo dare inizio alla costruzione del planetario? A chi, davvero, sarebbe servito? Bella domanda. Dovremmo chiederlo all'amministrazione che promosse il progetto buttando nel cesso un milione e mezzo di euro - soldi terresti, non marziani - che furono in parte a carico del Comune e in parte finanziati dall'allora ministro dell’Ambiente Altero Matteoli il quale siglò nel marzo 2004 il protocollo di intesa con il sindaco Pietro Fazzi, il segretario generale dell'Autorità di bacino Raffaello Nardi e il presidente della Provincia Andrea Tagliasacchi. Da allora, tutti tranne Nardi hanno cambiato poltrona.

Di questa brutta storia ci rimane lo scheletro di un'altra cattedrale nel deserto. Perché a Lucca gli scheletri non occorre nasconderli negli armadi - qua vi sono più ciechi che fili d'erba, perciò si possono seminare cocci ed ossa allegramente, dove capita, alla luce del sole.

Insomma, nel 2006 finirono i soldi, chiuse il cantiere ed ora ci teniamo il rudere che ovviamente non può essere destinato ad un uso diverso, nessuno vuole comprare (nel 2011 era in vendita a 900 mila Euro, 600 mila meno di quello che era costato, oggi chissà) e nessuno vuole nemmeno in regalo, perché cosa te ne fai, cosa ci fai in un cono tronco?

La soluzione più sensata sarebbe demolirlo e festa finita, ma siamo a Lucca dove per dare ad intendere di guadagnare o risparmiare qualcosa si è disposti a rimetterci qualsiasi cifra - tanto i soldi sono dei cittadini, mica di chi li amministra.

Come andrà a finire? Eh, prima o poi lo sapremo - statene certi.

N.B.

Avrei voluto scattare qualche foto, ma l'area è invisibile dalla strada, per raggiungerla bisogna scavalcare poggi e reti. Non sono più una ragazzina. Il lettore mi perdonerà se per una volta evito di fare Wonder Woman.

 

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