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Aggiornato Domenica 14-Mag-2023

 

 

 

Le avversità piegano quando non spezzano, e ciò che si è in partenza, in potenza, può, a causa di queste, mutare all’opposto o molto avvicinarvisi. Il caso di Adele.

Adele, quindi, fu estroversa, generosa, fiduciosa, allegra, socievole, ma di tanta solarità non era rimasto che qualche pallido brilluccichio. In effetti, più che i casi della vita poterono le sue aspettative - insoddisfatte. Fin da bambina si era data un gran daffare per ottenere approvazione, riconoscenza, felicità – pensava sinceramente di averne diritto, d’altronde, faceva sempre quanto le era richiesto, talvolta senza neppure aspettare che le fosse domandato.

Chi sa come gira il mondo non si aspetta niente o molto poco, lei invece si era incaponita e di attesa in attesa, era invecchiata. Vecchia senza esserlo, senza saperlo – interiormente cupa e ostile, attenta ad ogni sopracciglio storto che le confermasse ingratitudini, trascuratezze e tradimenti. Sembrava cercarli, chiamarli. Li sospettava, li provocava e quelli, immancabilmente, si palesavano. Bastava un nonnulla, la più involontaria distrazione e sbatteva fuori dalla sua vita chiunque, qualunque sentimento avesse per lei. Era diventata cattiva, o forse lo era sempre stata tra le pieghe di un’apparenza tanto amabile, radiosa. Ci sapeva fare. Spiritosa, indipendente, sicura di sé, disponibile – in superficie rassicurante e piacevole, sotto, un turbinio, un’esplosione di correnti opposte e rabbiose. Fortunatamente non era vendicativa, se lo fosse stata avrebbe ucciso, invece si accontentava di credersi vittima della sciatteria del mondo, con ciò assolvendosi da ogni colpa. Le colpe che si riconosceva erano perlopiù veniali, raramente gravi, in ogni caso sempre giustificate. Le colpe altrui, mai – o comunque mai come le sue. E così i giorni, gli anni, le erano sfuggiti dalle mani, era rimasta sola.

Adele si chiuse in casa. Accese la TV sperando di riuscire a distrarsi, ma il pensiero tornava sempre lì, all’ultimo amore che non era sopravvissuto sei mesi, assassinato dalle sue recriminazioni, dai suoi rimproveri, dalle sue pretese. Lui era stato gentile, non era un genio ma in fondo chi lo è? Era persino riuscito a interpretare certi silenzi facendogli corrispondere attenzioni per nulla scontate, ma lei non aveva apprezzato, vedeva sopraccigli storti qualunque espressione assumessero. Una sera era rientrato un po’ prima dal lavoro e l’aveva trovata che infilava in un sacchetto di plastica il suo rasoio, la schiuma da barba, lo spazzolino. «Perché?», chiese - e lei rispose candidamente che non lo voleva più tra i piedi. Lui prese il sacchetto e senza proferire parola se ne andò.

Adele aprì una bottiglia di vino, crollò sul divano. Trillò il telefono. Era lui. Non rispose, cancellò il suo numero e lo bloccò. Anche avesse saputo che era l’uomo giusto, l’unico che avrebbe potuto sopportarla sino alla fine dei suoi giorni, nemmeno l’avrebbe sfiorata il pensiero di darsi un’altra possibilità. E comunque, nella sua testa, rispondere, riprenderlo, significava dare un’altra possibilità a lui – lei non ne aveva bisogno, perché darsi pena? D’altronde, si faceva vanto di essere coerente, determinata a non scendere a compromessi, specie nelle relazioni affettive. Tornare sui suoi passi sarebbe stato inammissibile, per cosa, poi, per uno che non corrispondeva al suo ideale? All’uomo perfetto che immaginava e cercava, da sempre? Non poteva saperlo, ma di uomini perfetti ne aveva incontrati parecchi, solo non se n’era accorta tanto era impegnata a trovargli difetti. Lui perfetto non era, ma l’amava davvero e avrebbe fatto tutto il possibile per tentare di renderla felice.

Il telefono vibrò quando ormai Adele era arrivata in fondo alla bottiglia. Vide sul piccolo display la foto di uno di quei ragazzoni con cui scherzava in Chat. «Che fai?», scrisse lui. «Nulla», rispose lei. «Ti va se andiamo a berci qualcosa?». Adele ci mise un attimo a dire sì e ghignando pensò: “Vediamo questo come se la cava.”

 

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