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Pagina creata il 12 Marzo 2018
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Aggiornata Martedì 13-Mar-2018

 

VIA SANT'ANDREA

 

Sono nata al civico 27, secondo piano, in un vecchio appartamento abitato dalla mia famiglia e un’altra che ho quasi dimenticato sebbene mia madre vi fosse in confidenza. Avevamo in comune il salone d’ingresso non arredato (uno spazio così grande che ci sfrecciavo in bicicletta) e un piccolo gabinetto. Ho molto amato quella casa, in particolare uno sgabuzzino ammuffito e buio in cui andavo a rifugiarmi nei momenti difficili – aveva una piccola finestrella che si affacciava sulle scale interne, mi accucciavo in un angolo e guardavo la tendina impolverata fingendomi invisibile, sperando che il mondo si scordasse di me e finalmente mi lasciasse in pace. Avevo meno di cinque, sei anni.

Le finestre di casa si affacciavano sia su Via San Gregorio di fronte al mercato coperto, sia su Via Sant’Andrea. Ho visto la vita e il tempo girarci intorno. Ricordo i pavimenti di mezzane in cotto, mia madre che li ravvivava lavandoli con la cera rossa. Ricordo il lavandino in pietra della cucina e le grandi persiane che un terremoto staccò facendole precipitare sulla strada. Ricordo la latteria che aveva la panna più buona del mondo, il restauratore e intagliatore, il carbonaio sull’angolo con Via Guinigi, il calzolaio nella piazzetta d’angolo con Via delle Vettovaglie, il circolo delle Filocaristiche, l’affittacamere con trattoria sull’angolo con Via Altogradi, un negozio di lampadari ed uno di tessuti e confezioni, il corniciaio con il suo splendido portale in marmo finemente lavorato e la bottega di vini e liquori (le ultime tre attività commerciali che ho elencato, sono ancora esistenti, più o meno uguali a cinquant’anni fa). Di certo vi era altro, ma è già tanto che rammenti questo.

Anche a causa della presenza di Palazzo Guinigi con la sua torre alberata conosciuta in tutto il mondo, oggi la via è ormai quasi esclusivamente disseminata di attività commerciali destinate ai turisti. Al posto del calzolaio vi è una piccola enoteca, il fondo confinante, sede per molti anni della famosa Galleria d’Arte Spampanato, è sfitto da anni così com’è sfitta la bottega del restauratore e la chiesetta dell’XI secolo, totalmente ricostruita alla fine del XII, è ormai chiusa al culto. Recentemente, il fondo che ospitava il carbonaio è stato ristrutturato – lodevolmente non ne hanno modificato la struttura esterna che sarà pure vincolata, ma dato che a Lucca, alla fine, fanno tutti un po’ come gli pare, il rischio che qualcosa cambiasse, in peggio, c’era.

Cercando informazioni ho scoperto che Via Sant’Andrea è anche detta “in pelleria” perché nella zona anticamente si conciavano le pelli – mi par strano, se ciò rispondesse al vero significherebbe che a Lucca vi sono due aree con la medesima denominazione, l’altra, quella che i lucchesi riconoscono sicuramente come tale e trova conferme storiche, si trova in prossimità di Porta San Donato, a ridosso del Baluardo di Santa Croce, e comprende, appunto, Via Pelleria, Via delle Conce e Via San Tommaso.

 

 

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