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Pagina creata nel Settembre 2014
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Aggiornata Martedì 13-Mar-2018

 

RITORNO ALL'INSIPIENZA

 

In questi anni, una alla volta, sono sparite gran parte delle botteghe di tradizione che davano lustro al lavoro manuale, spesso elevato ad arte: restauratori di mobili, di libri, di tessuti, di quadri, falegnami, lucidatori, doratori, intagliatori e intarsiatori, tornitori, impagliatori, stuccatori e gessisti. Chi un po’ conosce i mestieri che ho citato e magari li ha anche praticati, non può aver dimenticato alcune di queste botteghe e di certo le rimpiange perché non solo vi si poteva trovare una risposta ad ogni quesito, una ricetta di quelle segrete che non si possono rivelare, ma vi si potevano acquistare legnami ben stagionati, pezzi torniti su misura, si potevano far ricostruire parti di mobili, o farsi realizzare, da zero, la più complicata, pregiata struttura, sicuri che non vi sarebbero mai stati problemi.

Se si aveva una sega a nastro da affilare, si portava in Via della Stufa affidandola alle mani esperte dell’unico artigiano che a Lucca era in grado di rettificare anche le lame più rovinate rendendole rasoi. Aveva cataste, montagne di legname antico: serviva un pezzo di ciliegio del Settecento? Si poteva star tranquilli che, sposta di lì, sposta di là, prima o poi saltava fuori.

Si aveva bisogno di restaurare un mobile o un pezzo intagliato o intarsiato? Si andava in Via Sant’Andrea dove avevano la propria bottega dei veri maestri intagliatori che a guardarli lavorare ci si poteva passare la giornata, a bocca aperta, senza respirare.

Come dimenticare il ramaio in Via San Frediano, il falegname che si trovava sotto la scesa delle Mura, in Piazza del Collegio, o quello in Via Galli Tassi, all’altezza di Via San Tommaso? Di fronte c’era lo stuccatore/gessista che impolverava tutta la strada di bianco… O ancora, la vecchia falegnameria nel chiostro del convento di Sant’Agostino, e le doratrici che per un breve periodo hanno avuto una bottega nei Borghi? E l’unico tornitore del legno nel Vicolo del Capraio (lo trovarono morto, riverso sul tornio che girava ancora)? E le artigiane che restauravano tessuti e tappeti in Via del Portico? E il lucidatore in Via Busdraghi? Quanti ce n’erano e quanti io stessa ho dimenticato, qui, di segnalare! Non li conosco per nome, o l’ho scordato, ma se esistesse una Via Francigena del rimpianto, potrei percorrerla tutta ritrovandoli, riconoscendoli tutti, uno ad uno.

Per una bottega che rimane, quante ne muoiono? Quanti si sono trasferiti in periferia per risparmiare sui canoni di affitto? Quanti potranno ancora resistere prima di dover gettare la spugna? Quanti non hanno avuto nessuno a cui affidare l’attività quando ormai non ce la facevano più a tirarla avanti? E quanti, oggi, s’improvvisano esperti a basso costo con ciò distruggendo l'economia del settore?

Un patrimonio di conoscenze antiche, di abilità maturate lavorando di generazione in generazione, è andato irrimediabilmente perduto o sta per esserlo. Non basterà un grido di dolore a riportare indietro le lancette dell’orologio, a salvarci dal ritorno all’insipienza.

 

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